Paolina Borghese, Antonio Canova, 1808, Galleria Borghese, Roma.

Le Tre Grazie, Antonio Canova, 1816, Ermitage, San Pietroburgo.

Le statue di Orfeo (1776) e Euridice (1775), Antonio Canova, Museo Correr, Venezia.

Busto di Napoleone, Antonio Canova, 1802, Ermitage, San Pietroburgo.
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Paolina Borghese, Antonio Canova, 1808, Galleria Borghese, Roma.


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Le Tre Grazie, Antonio Canova, 1816, Ermitage, San Pietroburgo.


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Le statue di Orfeo (1776) e Euridice (1775), Antonio Canova, Museo Correr, Venezia.


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Busto di Napoleone, Antonio Canova, 1802, Ermitage, San Pietroburgo.


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Antonio Canova

Antonio Canova (Possagno TV 1757- Venezia 1822) fu un celebratissimo scultore. Tra i maggiori artisti del neoclassicismo europeo, ebbe il favore dei Papi e di Napoleone ed esercitò un grande ascendente sulla scultura del tempo. Compì i primi studi fra Asolo e Venezia dove scolpì l’Orfeo ed Euridice (1773), il Dedalo e Icaro (1779, Museo Correr), e l’Apollo (1779), opere di stampo ancora berniniano. Nel 1779 si recò a Roma e vi si stabilì. Nel 1783 eseguì il monumento a Clemente XIV (Santi Apostoli a Roma), prima opera di impronta neoclassica, nella quale ridusse il movimentato insieme berniniano in uno schema geometrico che applicò anche nel monumento a Clemente XIII (San Pietro a Roma), ultimato nel 1792. Contemporaneamente scolpì l’Amore e Psiche (Louvre), che documentò un sempre maggiore interesse dell’artista per l’antico, espresso anche nelle opere successive: Monumento Emo (1792, Museo Storico Navale); Adone e Venere (1795, Villa Fabre a Ginevra); Ebe (1796, Berlino). Nel 1802 si recò a Parigi per scolpire il Ritratto di Napoleone e nel 1805 iniziò Paolina Borghese raffigurata come Venere vincitrice (1808, Galleria Borghese di Roma). Nel 1813 terminò la Venere italica (Palazzo Pitti a Firenze) e il gesso delle Tre Grazie (l’opera in marmo è di tre anni dopo, oggi conservata all’Ermitage di San Pietroburgo). In quest’ultima opera l’arte canoviana raggiunge il massimo di astrazione formale e di voluta freddezza, e a detta di alcuni critici, la “perfezione”.


1600 - 1700 - - rev. 0.1.15

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