Piatto da parete.

Albarello, attribuito a Domenico Veneziano, Venezia 1560 ca.

Piatto in ceramica.

Maschera in ceramica.

Statuina d'arredo.
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La ceramica

Venezia è stata uno dei primi centri di produzione di ceramica in Italia: le stoviglie decorate più antiche risalgono alla prima metà del 1200, ma diverse ricerche archeologiche con il ritrovamento di preziosi reperti datano la comparsa dell’arte ceramica nella laguna veneziana al VI secolo d.C. Nel 1301, i ceramisti veneziani erano già così numerosi da costituire una Corporazione e istituire il Capitolare dell'Arte degli "Scutelarii de piera". Più tardi, in epoca rinascimentale, gli Scutelarii prenderanno il nome di “Bochaleri”, anche se per una certa tradizione retorica passeranno alla storia come i “Vasai del Leone”. Le officine dell’antica attività artigianale erano concentrate nella zona di San Polo e San Barnaba, come lì testimonia il ritrovamento dei resti di una fornace. Le prime stoviglie veneziane dotate di rivestimento vetroso derivano da due differenti tradizioni risalenti a quella bizantina della ceramica graffita e a quella islamica della maiolica. La ceramica tra il ‘200 e il ‘300 si caratterizzava per i decori geometrici di tipo vegetale dipinti o graffiti. Alla fine del ‘300 a Venezia si diffusero nuove forme e disegni come palmette, rombi e volatili, preludio allo stile più raffinato che, alla metà del XV secolo, portò a una produzione con disegni di figure umane su oggetti, perlopiù vasi, destinati a doni di fidanzamento o di nozze. Dal XV al XVII secolo fu molto diffusa anche la cosiddetta graffita conventuale, decorata con i simboli introdotti da San Bernardino. Nel ‘500 prese piede la moda dei piatti decorati con scritte dialettali di pietanze locali ed il genere con ornato a paesaggi ispirati a incisioni raffiguranti ruderi romani, molto diffuse nel Veneto del XVI secolo.

Per quanto riguarda la tradizione della maiolica, abbandonata per tutto il ‘400, il trasferimento a Venezia di maestranze marchigiane e faentine portò alla rinascita della produzione smaltata. Fiorirono molte botteghe dirette da autentici artisti da cui uscirono “piatti da parata” e pregiati servizi in maiolica istoriata esposti oggi nei musei di tutta Europa. Il genere più diffuso fu la “maiolica berettina”, importata dai maiolicari faentini nel corso del ‘500, ricoperta da smalto grigio-azzurro, utilizzato sui vasi da farmacia come sulle stoviglie di uso comune. Dai primi del ‘600 la produzione di ceramica a Venezia andò calando, fino a raggiungere la più completa crisi nel corso del ‘700, nonostante il coraggio di alcuni imprenditori veneziani che, importando il caolino dal nord Europa, introdussero in Italia l’arte della porcellana. Causa principale della crisi, oltre lo scadimento qualitativo, fu la liberalizzazione del commercio dei prodotti statali, che portò alla soppressione della corporazione dei Boccaleri nel 1806: basti sapere che nel 1773, già in periodo di crisi, l’arte era esercitata in trentuno botteghe, ma solo vent’anni più tardi di ceramisti operanti a Venezia ne erano rimasti soltanto due.


1100 - 1200 - - rev. 0.1.13

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