Le variaioni del livello marino non sono uniformi! Distribuzione geografica delle tendenze per il livello marino (1993-2005).

Tendenze del livello marino dedotte dai satelliti TOPEX/Poseidon e Jason 1 (gennaio 1993 - giugno 2006).

Crescita del livello marino osservata dai satelliti TOPEX/Poseidon et Jason 1 (gennaio 1993 - giugno 2006).

Laguna di Venezia.Crescita del livello marino 1993- 2006 , Media mondiale e Stazioni mareografiche dell'Adriatico.

Previsioni d'innalzamento del livello marino per il XXI secolo.

Crescita attuale del livello marino prevista dal Rapporto IPCC nel 2001.
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Le variaioni del livello marino non sono uniformi! Distribuzione geografica delle tendenze per il livello marino (1993-2005).


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Tendenze del livello marino dedotte dai satelliti TOPEX/Poseidon e Jason 1 (gennaio 1993 - giugno 2006).


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Crescita del livello marino osservata dai satelliti TOPEX/Poseidon et Jason 1 (gennaio 1993 - giugno 2006).


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Laguna di Venezia.Crescita del livello marino 1993- 2006 , Media mondiale e Stazioni mareografiche dell'Adriatico.


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Previsioni d'innalzamento del livello marino per il XXI secolo.


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Crescita attuale del livello marino prevista dal Rapporto IPCC nel 2001.


Le variazioni eustatiche

È noto che il livello marino globale varia con il clima. Circa 20 000 anni fa, al tempo dell’ultimo periodo glaciale, era circa 120 m più basso dell’attuale e l’Alto Adriatico era completamente emerso. Circa 6000 anni fa, con la fine della fusione delle calotte glaciali che avevano invaso il nord dell’America e la penisola finno-scandinava, il livello marino globale si é più o meno assestato vicino alla sua posizione attuale e le lagune adriatiche si sono formate.
Per il XX° secolo, le stime sulle variazioni del livello marino sono generalmente basate sulle registrazioni dei mareografi, che però non sanno distinguere i movimenti del suolo da quelli della superficie marina. Così nell’Alto Adriatico, dove la subsidenza di Venezia è maggiore di quella di Trieste, l’innalzamento del livello medio marino osservato nel corso dell’ultimo secolo é stato più elevato a Venezia (due dozzine di centimetri) che a Trieste (una dozzina di celtimetri). Secondo il rapporto del 2001 dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) l’innalzamento medio durante lo stesso periodo a scala mondiale era compreso tra 1 e 2 millimetri all’anno, ossia tra 10 e 20 cm per l’intero secolo.
Nel 1992, con l’avvento dei satelliti altimetrici, si é verificato un salto di qualità nelle misure del livello marino globale, dato che i satelliti, che ripetevano le stesse traiettorie ogni dieci giorni, erano in grado di misurare l’altezza della superficie globale degli oceani (tra 66° Nord e 66° Sud) rispetto al centro della Terra, con una precisione di 4-5 millimetri. Le carte prodotte ogni dieci giorni con le misure dei satelliti altimetrici hanno rivoluzionato gli studi sulla questione , mostrando che le variazioni del livello marino erano diverse da una regione all’altra, con tendenze alla crescita in alcune regioni oceaniche e tendenze all’abbassamento in altre. Queste carte hanno anche mostrato che le tendenze lungo le coste (dove si trovano i mareografi) possono essere diverse dalle tendenze più al largo.

Nel Mediterraneo si osservano fenomeni analoghi: una crescita superiore alla media globale, durante l’ultimo decennio, nel Mediterraneo orientale e nell’Adriatico, mentre il medio mare si é leggermente abbassato nel mare Ionio.
Le variazioni regionali sono dovute essenzialmente a differenze nell’espansione termica delle acque marine, in seguito alla tendenza all’aumento della temperatura media mondiale. Le variazioni nell’espansione termica non rimangono stabili nelle stesse zone, ma si spostano da una zona all’altra, tendendo verso un equilibrio globale con fluttuazioni di tipo decennale. Malgrado queste variazioni ed i loro spostamenti, la tendenza indicata dai satelliti per il livello marino globale (se si filtrano le variazioni stagionali) é essenzialmente crescente, con una velocità che dal 1993 al 2006 può essere stimata a +3, 3±0, 4 millimetri all’anno . Questa velocità é nettamente superiore a tutte le stime per il secolo scorso. É avvenuta quindi una recente accelerazione nella crescita del livello marino globale, parallelamente al recente aumento della temperatura mondiale. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, l’accelerazione nella crescita del livello marino é semplicemente una conseguenza della recente accelerazione nell’espansione termica delle acque oceaniche (passata mediamente, secondo quattro studi oceanografici indipendenti, da +0, 4±0,1 millimetri all’anno nel periodo 1950-2000 a +1,6±0,3 millimetri all’anno durante il decennio 1993-2003) e dell’accelerazione nella fusione dei ghiacci continentali. Quest’ultima é passata (in quantità equivalenti al livello marino) da un contributo di +0,50±0,18 millimetri all’anno durante il periodo 1961-2004 a +0,77±0,22 millimetri all’anno durante il periodo 1991-2004 per i ghiacciai di montagna, e da +0,12±0,05 millimetri all’anno durante il periodo 1961-2003 a +0,21±0,07 millimetri all’anno durante il periodo 1993-2003 per la calotta della Groenlandia.
Nei mareografi dell’Adriatico si ritrovano le tracce di questa recente accelerazione nella crescita del livello marino, dato che durante il periodo 1993-2006 il livello medio marino é cresciuto di +4,2±1,5 millimetri all’anno a Venezia (Punta della Salute), di +3,2±1,4 millimetri all’anno a Trieste ed ancor più a Spalato ed a Ragusa .
Per il XXI° secolo, l’IPCC prevedeva nel 2001, basandosi dei sei scenari di emissione di gas a effetto serra, una crescita del livello marino compresa tra 9 e 88 cm . Nell’ultimo rapporto dell’IPCC (2007), la stima dell’innalzamento proposto dai modelli climatici é stata limitata tra 18 e 59 cm, ma questa stima é probabilmente sottovalutata, perché non tiene conto delle recenti accelerazioni nel flusso dei ghiacci che sono state osservate sia in Groenlandia che nell’Antartico. Se tali accelerazioni dovessero continuare, l’IPCC stima che il livello marino globale potrebbe crescere di 10-20 cm supplementari. Inoltre, il modello che ha ottenuto la stima di 18-59 cm si basa su leggi fisiche a lungo termine, indipendentemente dai dati climatici osservati dopo il 1990. Però, come osservato nel 2007 da Rahmstorf e collaboratori in una nota pubblicata dalla rivista Science, dal 1990 in poi la crescita globale del livello marino é stata più rapida che le previsioni dei modelli, situandosi, anziché all’interno dell’intervallo di variazione previsto dall’IPCC nel 2001, vicino al suo bordo superiore , che prevedeva un innalzamento di 88 cm nel 2100.
A Venezia, oltre all’innalzamento eustatico, occorre tener conto anche della subsidenza, che é stata stimata a 1,2 millimetri all’anno secondo dati geologici da E. Carminati e G. Di Donato ed a 1,3 millimetri all’anno secondo dati archeologici da A.J. Ammermann. Ossia, entro la fine del XXI° secolo, il livello relativo del mare a Venezia potrebbe risultare più alto dell’attuale di almeno 70-80 centimetri.
Quali difese prevedere per Venezia e la sua laguna? É chiaro che il MOSE, anche se fosse completato, sarebbe una difesa insufficiente. Infatti le paratoie previste sono progettate per poter oscillare indipendentemente l’una dall’altra in caso di onde. Ciò significa che dei varchi sono previsti tra una paratoia e l’altra, per i quali l’acqua marina potrà penetrare in laguna anche a paratoie chiuse. É noto che in caso di forti mareggiate il fenomeno della risonanza rischia di amplificare le oscillazioni, allargando sensibilmente questi varchi. Se con il livello marino attuale le durate di chiusura sarebbero solo di qualche ora, esse aumenterebbero sensibilmente nel caso di un innalzamento del livello marino. P.A. Pirazzoli e G. Umgiesser hanno mostrato nella rivista Journal of Marine Environment Engineering (2006) che, nel caso di un livello marino mezzo metro più alto dell’attuale e di passaggio di depressioni atmosferiche prolungate, il MOSE non riuscirebbe ad evitare l’allagamento delle parti basse di Venezia durante decine di ore consecutive. Ben prima che questo innalzamento si verifichi, sarebbe dunque necessario smantellare il MOSE (che non é un progetto reversibile, né adattabile ad una struttura fissa) per rimpiazzarlo con una diga impermeabile fissa, capace di separare completamente la laguna dal mare. Ovviamente ciò sarebbe possibile soltanto dopo un disinquinamento completo della laguna ed implicherebbe una graduale trasformazione dell’ambiente lagunare da marino-salmastro a salmastro-d’acqua dolce, oltre ad importanti modifiche per molte attività lagunari.

Paolo Pirazzoli


1800 - 2000 - fino ad oggi - rev. 0.1.24

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