Facciata di Ca' da Mosto.

Palazzi Giustiniani e Ca' Foscari.

Palazzo Dolfin Manin.

Ca' Pesaro.

Palazzo Grassi.

Palazzo Pesaro degli Orfei - Museo Fortuny.

Pianta di Palazzo Pesaro degli Orfei. (Maretto. Edilizia gotica, pl. XVIII).

Fondaco dei Turchi - Museo di Storia Naturale.

Ca' Loredan e Cà Farsetti.

Pianta di Ca' Loredan. (Schulz,The New Palaces of Medioeval Venice, 2006, fig.197)..

Ca' Soranzo, detta Casa dell'Angelo, facciata interna.

Pianta di Ca' Soranzo, detta Casa dell'Angelo. (da Maretto, Edilizia gotica, pl.VI)..

Facciata della Ca' d'Oro.

Palazzo Grimani a San Luca
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Pianta di Ca' Loredan. (Schulz,The New Palaces of Medioeval Venice, 2006, fig.197)..


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Pianta di Ca' Soranzo, detta Casa dell'Angelo. (da Maretto, Edilizia gotica, pl.VI)..


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Facciata della Ca' d'Oro.


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I Palazzi di Venezia

Il visitatore che si aggiri per Venezia a piedi o in barca osserva ben presto che la città dispiega un paesaggio urbano insieme unico, infinitamente vario e sorprendentemente uniforme. Ogni calle e rio offre una vista diversa su una città che sembra costruita sull’acqua secondo moduli che si ripetono, mai identici eppur ben riconoscibili. Non è strano che ci si perda in un tale meraviglioso labirinto. Il modulo base, spesso ripetuto in edifici posti fianco a fianco, è la facciata aperta da una serie ravvicinata di finestre al centro e altre, più distanti l’una dall’altra, ai lati (facciate di Ca’ da Mosto [prima del 1242] , Palazzi Giustiniani e Ca’ Foscari [circa 1450] , Palazzo Dolfin Manin [1536-1545] , Ca’ Pesaro [iniziata nel 1652 circa] e Palazzo Grassi [iniziata nel 1748] ). Le variazioni non mancano: nel numero di finestre, nella mancanza di uno dei due lati, nel numero di piani sopra il piano nobile in cui lo stesso modulo si ripete. E tuttavia, il modulo è facilmente riconoscibile e colpisce la sua presenza diffusa in tutti gli angoli della città, dal Canal Grande ai sobborghi, da Murano a Chioggia. Lo si ritrova perfino, riconoscibile conferma di antichi legami con Venezia, in angoli lontani del Mediterraneo, in Eubea, a Creta, a Corone e Modone , in città della Dalmazia e dell’Istria. Non meno sorprendente è che il modulo si sia conservato nei secoli, nei palazzi romanici come in quelli rinascimentali e barocchi. Variano gli stili ma la tipologia è la stessa, che sia una sontuosa facciata sul Canal Grande o una modesta casa in un campo o in una calle appartata, che sia un edificio in mattoni del Duecento o un palazzo rivestito di marmi in età barocca.
Quando si è costituita questa tipologia? Quale è la sua origine? La ricchezza e il potere, anche culturale, di Venezia sono storicamente in relazione con la straordinaria forza e vastità dei suoi legami commerciali. Ci si aspetta che una così fitta rete di rapporti, e su un raggio tanto esteso, abbia reso la città un centro in grado di raccogliere, valorizzare e far propri spunti dalla provenienza più varia e lontana. Di tutti i centri medievali, Venezia sembra offrire i migliori presupposti storici per forme di contaminazione culturale. Forse proprio per questa ragione anche l’origine del palazzo residenziale è stata cercata in fonti lontane e direzioni diverse. Caratteristica architettonica precipua alla città ha suscitato da tempo la curiosità dei visitatori. Fin dal Settecento il palazzo veneziano è stato oggetto di studi e interpretazioni che l’hanno messo in relazione con la struttura delle ville tardo-antiche o con la tipologia dei palazzi della nobiltà bizantina a Costantinopoli. Recentemente però, una nuova interpretazione che spiega il formarsi di questa tipologia in relazione diretta con le peculiari condizioni geografiche, fisiche, storiche e culturali della città è stata avvalorata da un riesame dei dati architettonici e documentari relativi alla storia più antica delle residenze private di Venezia. Si tratta di una spiegazione semplice e plausibile. Nell’esplorare i palazzi veneziani, vale la pena di tenere presente alcune delle argomentazioni che sono state proposte per avvalorarla.
Il visitatore osserva le facciate dei palazzi, la veste esterna di edifici il cui impianto e la cui struttura si articolano in primo luogo all’interno. Nel palazzo veneziano, chiamato tradizionalmente “ca’ grande” o “ca’ mazor”, la facciata si trova solitamente su uno dei due lati brevi del quadrilatero occupato dall’edificio in Campo S. Beneto metà XV secolo . Superato il portone, ci si trova in un vasto ambiente longitudinale che attraversa l’intero edificio sbucando sul lato opposto, dove si trova un cortile interno o un ingresso su un rio o su una Calle minore. Su entrambi i lati lunghi di questo ambiente centrale, chiamato “portego”, vi sono spazi suddivisi in vani più piccoli e almeno un tempo adibiti a luoghi di servizio e magazzini per le provviste d’uso del palazzo. La stessa struttura tripartita, con un vano centrale che attraversa l’intero edificio fiancheggiato su entrambi i lati lunghi da ambienti più piccoli, si ritrova al piano superiore, il piano nobile, e negli edifici più alti, ai piani sovrastanti, talvolta aggiunti in epoche successive. In alcuni palazzi, un mezzanino separa un piano dall’altro. Le finestre in facciata, più fitte al centro e più rade sui lati, riflettono quest’impianto tripartito illuminando rispettivamente il grande portego che attraversa longitudinalmente la parte centrale dell’edificio da un lato all’altro (e che riceve luce esterna solo dai lati brevi), e le stanze che lo affiancano (stanze d’angolo che danno anche sui muri laterali esterni dell’edificio). Il portego, l’ambiente più vasto del palazzo, funge insieme da spazio di rappresentanza, da luogo di incontro e condivisione della vita familiare e da raccordo tra le varie stanze. Queste, più piccole e facili da riscaldare, avranno uso più privato e specifico. Le dimensioni complessive variano sulla base della disponibilità del terreno, dell’andamento dei canali e della forma dei campi. Sono soltanto gli esempi più antichi, i palazzi romanici del XII e XIII secolo, che presentano significative varianti rispetto a questo impianto. Varianti che, ad un esame attento, suggeriscono quale sia stata l’origine di questa tipologia e quale modifiche essa abbia subito nei primi secoli d’intensa urbanizzazione della città.
Gli edifici romanici di Venezia hanno subito innumerevoli alterazioni nel corso dei secoli, ma una dozzina di palazzi costruiti tra il secolo XII e il XIII sono ancora in piedi e la loro struttura originaria è almeno in parte ricostruibile. Tra i più significativi si contano Cà da Mosto , il Fondaco dei Turchi , Ca’ Loredan e Ca’ Farsetti , tutti con belle facciate prospicienti il Canal Grande. La lunga serie ininterrotta di finestre al piano nobile suggerisce quanto l’analisi della struttura muraria conferma, ovvero che in origine una grande stanza di ricevimento, chiamata sala o “crozola” nelle fonti medievali, era disposta al centro, parallela alla facciata . Un vano retrostante, il portego, meno ampio, congiungeva la sala alla zona posteriore dell’edificio ed in particolare allo scalone che, posto in origine nel cortile esterno alle spalle del palazzo, saliva dal piano terra al piano nobile. In pianta la divisione degli spazi corrisponde ad una T rovesciata, con il portego longitudinale a fare da asta e la sala lungo la facciata da traversa .
Una grande sala di ricevimento al piano nobile di un palazzo, con ampie finestre aperte nella facciata principale disposta su uno dei lati lunghi dell’edificio, è quanto contraddistingue i palazzi del potere costruiti un po’ in tutta Europa nel corso del medioevo. Committenti di tali edifici erano in primo luogo gli imperatori ma la tipologia si diffonde presto tra le alte cariche, abati, vescovi nobili, con poteri di gestione politica e amministrativa. L’antico palazzo imperiale a Parma, il Palazzo dell’Arena, come il Palazzo Vescovile nella stessa città, ma anche il Broletto a Brescia, sono esempi tra i molti. Versioni private e in parte semplificate di questi palazzi del potere si trovano già nel corso del secolo XII. La Ca’ Soranzo, detta Casa dell’Angelo, in Rio del Mondo Novo offre a Venezia un esempio di palazzo duecentesco costruito su questo modello. Non è difficile riconoscere allora che la tipologia del palazzo veneziano deriva da questo tipo di edifici, con una differenza però, radicale e che avrà decisive conseguenze nell’evoluzione tipologica. Le facciate di Ca’ Loderan e Ca’ Farsetti non sono orientate lungo il lato lungo del lotto di terreno, come la facciata di Ca’ Soranzo ma lungo il lato breve che volge verso il canale. La grande sala, e con essa la facciata del palazzo, è ortogonale all’asse portante dell’edificio, non parallela come nei palazzi sulla terraferma. Questo significa che il tetto non pesa sulla facciata ma sulle pareti laterali dell’edificio. La facciata, priva di ruolo portante, può essere aperta da una serie continua di finestre e può, senza pericolose conseguenze per la statica dell’edificio, alzarsi parallela alla riva dei canali. Le pareti laterali, non la facciata, reggono le travi portanti dei soffitti.
Nel corso di alcuni decenni, nel passaggio dai palazzi romanici a quelli gotici, anche l’orientamento della sala cambia. O meglio, il ruolo di rappresentanza passa dalla sala parallela alla facciata al portego ad essa ortogonale (e parallelo ai muri portanti). Il portego eredita dalla sala l’illuminazione proveniente dalle finestre al centro della facciata. Gli spazi laterali sono ora occupati da ampie e scenografiche stanze d’angolo illuminate anche da finestre aperte nelle pareti laterali dell’edificio. Il riordinamento interno si riflette nel diradarsi delle finestre alle due estremità della facciata. Il gioco è fatto – si è formato il modello del palazzo veneziano che durerà stabilmente nei secoli seguenti.
Tutta locale allora l’evoluzione della casa gentilizia e del paesaggio urbano di Venezia? Nessun apporto dall’esterno? Al contrario. Le famiglie veneziane che nel corso dei secoli commissionano la costruzione di lussuosi palazzi, ma anche di edifici più modesti , sono ben consapevoli, anzi spesso all’avanguardia, nel cogliere i cambiamenti del gusto e degli stili. Se la struttura tipologica dell’edificio rimane fedele a se stessa, anche e forse in primo luogo per ragioni di pratica costruttiva vincolata al peculiare terreno delle isole della laguna, la decorazione delle facciate – i profili delle mensole e degli archi, la forma dei capitelli, la proporzione delle colonne – subisce innumerevoli variazioni che testimoniano della straordinaria ricettività dei committenti e degli artisti veneziani che si aggiornano prontamente sulle ultime novità stilistiche e decorative. Per esempio, le arcate della facciata di Ca’ da Mosto , che risalgono a prima del 1242, presentano una terminazione a punta – un’ogiva – che probabilmente riflette le ogive che decorano le arcate completate in quegli stessi anni per la facciata della Basilica di San Marco. Il motivo dell’ogiva, di antica origine indiana, fu probabilmente importato a Venezia da Alessandria d’Egitto dove lo si ritrova in edifici costruiti nel corso del secolo XII. Come è facile intuire, l’ultimo grido in fatto di decorazione architettonica è subito adottato nelle facciate delle lussuose residenze veneziane. Ed è così che dal palazzo gotico, di cui la Ca' d'oro è esempio supremo , si passa alle eleganti forme rinascimentali di Palazzo Grimani a San Luca e a quelle barocche di Cà Pesaro . Nel loro dispiegare un’ornamentazione tanto varia, sono proprio le facciate di questi palazzi, viste di scorcio dagli angoli di calli e campielli, riflesse nelle acque dei canali, a rendere così unico, ricco e variegato il paesaggio urbano di Venezia.

Ludovico Geymonat


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